In occasione dei 150 anni delle Grandi Migrazioni italiane in Brasile.
di Giorgia Miazzo e Gianluca Parise
Durante il fenomeno delle Grandi Migrazioni Storiche, iniziato ufficialmente nel 1874, quasi 30 milioni di italiani lasciarono la propria terra per viaggiare oltre le Alpi e l’oceano, ricercando nuove opportunità e prospettive di vita.
Quest’anno si celebrano i 150 anni dei primi arrivi di italiani in terra brasiliana, nazione che accoglie attualmente più oriundi al mondo – oltre 30 milioni di discendenti, di cui 12 milioni veneti.
Spesso all’arrivo le terre promesse dalle compagnie di navigazione e dalle narrazioni fantasiose di cuccagne quotidiane e fortune immense si svelarono appezzamenti di foresta vergine, lontani anche centinaia di chilometri dai centri principali. Invece delle garanzie di ospedali, scuole e l’ambita proprietà privata, trovarono il mato di foresta vergine da disboscare a dure condizioni.
Lo stato di abbandono e di isolamento, per decine di anni, all’interno di un territorio primordiale, assieme al duro lavoro, deformò le mani, i volti e i pensieri, trasformando spesso le loro speranze e ambizioni in disperazione e incertezza al limite della sopportazione.
In tale condizione i rapporti interpersonali e i legami sociali diventarono le uniche armi in un territorio così avverso. Il lavoro, la lingua, gli usi, i costumi e la gastronomia sono divenuti elementi rappresentativi di un nuovo popolo che cantava e si emozionava al ricordo della propria patria e si univa come un tempo nei filò per ricercare parole di conforto e di speranza.
In questo mondo al di là del mar le uniche ricchezze erano il saper fare tramandato dai genitori e le parole di conforto date dalla preghiera e dalle madri assieme al momento di unione attorno al tavolo nelle cucine, dove si ascoltava il pipare della Polenta, unico patrimonio prezioso e straordinario: l’Oro Giallo di genti migranti divenuti moderni esploratori e coloni del Nuovo Mondo.
In questa pagina epica delle migrazioni italiane nel mondo, il sacrificio e la perseveranza di tanti giovani e famiglie hanno permesso di mantenere identità e tradizioni, che sono rimaste un lascito straordinario della quotidianità per le generazioni a seguire. In quest’ottica, l’Oro Giallo si scopre come un elemento di unione delle comunità italo-venete all’estero e un percorso di approfondimento inedito che racconta le feste e la vita delle comunità, assaporando i gusti, i colori, le musiche e l’energia delle tradizioni. Con Oro Giallo, patrimonio e orgoglio di molti veneti in Italia e all’estero, ma non solo, si riscoprono la gastronomia, l’arte della culinaria, i piatti delle tradizioni e inaspettatamente si ritrovano i sapori, la nostalgia e il calore del pranzo domenicale di quando, da bambini, ci si riuniva in cucina con la famiglia.
Il Mais, scoperto con Cristoforo Colombo, diventa il vero Oro Giallo delle Americhe tanto cercato e inseguito dalle principali corti europee attraverso i conquistadores spagnoli e portoghesi. Tale prodotto ha trasformato, assieme alle altre merci e metalli preziosi, la leadership commerciale e messo in crisi il sistema economico europeo e della Serenissima che basava la propria economia sul controllo mercantile del Mediterraneo. Questo cereale, attraverso il Vecchio Mondo, ha saputo poi conquistare il continente Africano e quello Asiatico fino all’Oceania, con una coltivazione eccezionale, dalle rese sorprendenti, al punto da diventare, oggi, base e prodotto dell’economia mondiale che unisce i 5 continenti.
La storia dell’Oro Giallo, quindi, durante le Grandi Esplorazioni Geografiche, permette di raccontare i viaggi dalle Americhe fino all’Europa, di far conoscere la conquista delle nuove terre e colonie tra il 1500 e il 1700 in Africa e in Asia, ma, allo stesso tempo, tra il 1800 e il 1900, di portare in Mèrica la tradizione della polenta nella quotidianità dell’economia rurale veneta attraverso i migranti. La storia della polenta, simbolo della povertà, del duro lavoro e della pellagra, delle feste gastronomiche diventa, così, non solo filo conduttore dei valori sentimentali e culturali, ma anche della storia migratoria veneta.
Di seguito, foto e altro materiale dalla Festa Nazionale dell’Agricoltura di Santo Stefano, tenutasi dal 1 al 5 agosto 2024. La Presidentessa, Giorgia Miazzo, e il Vicepresidente, Gianluca Parise, sono intervenuti presso lo Stand della Regione Veneto
Oro Giallo. Le Vie del Mais nel Mondo.
In occasione dei 150 anni delle Grandi Migrazioni italiane in Brasile. di Giorgia Miazzo e Gianluca Parise
Durante il fenomeno delle Grandi Migrazioni Storiche, iniziato ufficialmente nel 1874, quasi 30 milioni di italiani lasciarono la propria terra per viaggiare oltre le Alpi e l’oceano, ricercando nuove opportunità e prospettive di vita.
Quest’anno si celebrano i 150 anni dei primi arrivi di italiani in terra brasiliana, nazione che accoglie attualmente più oriundi al mondo – oltre 30 milioni di discendenti, di cui 12 milioni veneti.
Spesso all’arrivo le terre promesse dalle compagnie di navigazione e dalle narrazioni fantasiose di cuccagne quotidiane e fortune immense si svelarono appezzamenti di foresta vergine, lontani anche centinaia di chilometri dai centri principali. Invece delle garanzie di ospedali, scuole e l’ambita proprietà privata, trovarono il mato di foresta vergine da disboscare a dure condizioni.
Lo stato di abbandono e di isolamento, per decine di anni, all’interno di un territorio primordiale, assieme al duro lavoro, deformò le mani, i volti e i pensieri, trasformando spesso le loro speranze e ambizioni in disperazione e incertezza al limite della sopportazione.
In tale condizione i rapporti interpersonali e i legami sociali diventarono le uniche armi in un territorio così avverso. Il lavoro, la lingua, gli usi, i costumi e la gastronomia sono divenuti elementi rappresentativi di un nuovo popolo che cantava e si emozionava al ricordo della propria patria e si univa come un tempo nei filò per ricercare parole di conforto e di speranza.
In questo mondo al di là del mar le uniche ricchezze erano il saper fare tramandato dai genitori e le parole di conforto date dalla preghiera e dalle madri assieme al momento di unione attorno al tavolo nelle cucine, dove si ascoltava il pipare della Polenta, unico patrimonio prezioso e straordinario: l’Oro Giallo di genti migranti divenuti moderni esploratori e coloni del Nuovo Mondo.
In questa pagina epica delle migrazioni italiane nel mondo, il sacrificio e la perseveranza di tanti giovani e famiglie hanno permesso di mantenere identità e tradizioni, che sono rimaste un lascito straordinario della quotidianità per le generazioni a seguire. In quest’ottica, l’Oro Giallo si scopre come un elemento di unione delle comunità italo-venete all’estero e un percorso di approfondimento inedito che racconta le feste e la vita delle comunità, assaporando i gusti, i colori, le musiche e l’energia delle tradizioni. Con Oro Giallo, patrimonio e orgoglio di molti veneti in Italia e all’estero, ma non solo, si riscoprono la gastronomia, l’arte della culinaria, i piatti delle tradizioni e inaspettatamente si ritrovano i sapori, la nostalgia e il calore del pranzo domenicale di quando, da bambini, ci si riuniva in cucina con la famiglia.
Il Mais, scoperto con Cristoforo Colombo, diventa il vero Oro Giallo delle Americhe tanto cercato e inseguito dalle principali corti europee attraverso i conquistadores spagnoli e portoghesi. Tale prodotto ha trasformato, assieme alle altre merci e metalli preziosi, la leadership commerciale e messo in crisi il sistema economico europeo e della Serenissima che basava la propria economia sul controllo mercantile del Mediterraneo. Questo cereale, attraverso il Vecchio Mondo, ha saputo poi conquistare il continente Africano e quello Asiatico fino all’Oceania, con una coltivazione eccezionale, dalle rese sorprendenti, al punto da diventare, oggi, base e prodotto dell’economia mondiale che unisce i 5 continenti.
La storia dell’Oro Giallo, quindi, durante le Grandi Esplorazioni Geografiche, permette di raccontare i viaggi dalle Americhe fino all’Europa, di far conoscere la conquista delle nuove terre e colonie tra il 1500 e il 1700 in Africa e in Asia, ma, allo stesso tempo, tra il 1800 e il 1900, di portare in Mèrica la tradizione della polenta nella quotidianità dell’economia rurale veneta attraverso i migranti. La storia della polenta, simbolo della povertà, del duro lavoro e della pellagra, delle feste gastronomiche diventa, così, non solo filo conduttore dei valori sentimentali e culturali, ma anche della storia migratoria veneta.
Di seguito, foto e altro materiale dalla Festa Nazionale dell’Agricoltura di Santo Stefano, tenutasi dal 1 al 5 agosto 2024. La Presidentessa, Giorgia Miazzo, e il Vicepresidente, Gianluca Parise, sono intervenuti presso lo Stand della Regione Veneto
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