Questo il testo della ballata in tempo ternario firmata da Adriano Callegari e raccolta da Roberto Leydi1 a Pavia nel 1969 a quattro anni dalla tragedia del Mattmark avvenuta, appunto, nell’agosto del 1965. Adriano Callegari era animatore del gruppo di cantastorie operante nella zona di Pavia e composto dai coniugi Vincenza e Angelo Cavallini e da Antonio Ferrari2.
La tragedia, una Marcinelle svizzera, si produsse il 30 agosto 1965: il ghiacciaio dell’Allalin, staccatosi in blocco, investì, uccidendoli, 88 operai che lavoravano alla costruzione della diga del lago Mattmark. Cinquantasei erano gli italiani, provenienti da diverse regioni della Penisola. La vicenda suscitò viva eco in Italia e in Europa date le diverse e varie provenienze dei lavoratori. Il recupero delle salme fu lungo e difficoltoso; l’iter del processo durò anni e si concluse in modo sfavorevole per i parenti delle vittime: gli imputati furono tutti assolti e i parenti costretti a pagare le spese processuali.
Anche il cantastorie siciliano Franco Trincale volle rievocare il fatto tragico in un brano, L’inferno Bianco, scritto in lingua siciliana e con al centro un emigrante, Giovanni, partito dall’isola pieno di speranza ed ora atteso, chiuso nella bara, dalla “vecchia che l’aspetta vestita a nero ccu l’occhi di pianto”3.
Un anno prima, nel 1976, nell’album Accusato di libertà, il cantautore romano Luigi Grechi aveva dedicato alla vicenda del Mattmark una ballata dall’andamento malinconico con un semplice accompagnamento della chitarra in stile fingerpicking. È la sera precedente alla tragedia, il clima caldo (“vento caldo la bagna”) sta creando le condizioni del disastro che a breve falcerà le vite di tanti lavoratori, e Giuseppe, è questo il nome che il cantautore ha voluto dare all’immaginario protagonista del testo, passa qualche momento di tranquillità con i compagni attorno ad una bottiglia di vino. Sarà l’ultima volta. Anche nel testo di Grechi (pseudonimo di Luigi De Gregori) a casa, in Italia, c’è una donna che aspetta invano il ritorno dell’emigrante.
Fa più caldo stasera
Fra la roccia e la neve
È contento Giuseppe
Del vino che beve
Fra i compagni stasera
C’è aria di festa
Ed il vino di casa
Dà un poco alla testa
Guarda lì sul tuo letto
Quella foto di Rita
Questa sera mi sembra
Proprio che rida
Lei che era sempre
Così timida e seria
Ma guardala un po’!
Porca miseria…
L’hai lasciata da un pezzo
Per venire quassù
Per mandarle ogni mese
Qualcosa di più:
Ma il più non bastava
E già da molti anni
Lei rideva di meno
E stirava più panni
Fa più caldo stasera
Fra la roccia e la neve
È contento Giuseppe
Del vino che beve
Sta’ in festa, Giuseppe
Che è l’ultima volta!
Sta’ in festa, Giuseppe
Che il nemico ti ascolta
E il nemico lì fuori
È la grande montagna
Mattmark è il suo nome
Vento caldo la bagna
E fu l’ultimo canto
A coprire quel tuono
Che vi tolse anche il tempo
Di chiedere perdono
Fa più caldo stasera
Fra la roccia e la neve
È contento Giuseppe
Del vino che beve
Fra i compagni stasera
C’è aria di festa
Ed il vino di casa
Dà un poco alla testa
11928-2003, tra i fondatori della etnomusicologia italiana.
La tragedia del Mattmark di Andrea Passerelli
Il bel sole volgeva al tramonto
tra le cime deserte e ghiacciate
già le squadre eran tutte tornate
da un infido e pesante lavor.
Era gente di varie nazioni
ma in gran parte era gente italiana
che lasiata la casa lontana
a Mattmark lor trovaron lavor.
La montagna a vederla era imensa
la oservan gli adetti al cantiere
a ciascuno sembrava vedere
un gigante forgiato di acciar.
Dopo il turno di dura fatica
si lasiavan gli arnesi a riposo
e si andava con anim gioioso
alla mensa dov’era pronto il cenar.
Chi pensava alla casa natia
alla moglie ai figli adorati
ai parenti al paese lasiati
fiduciosi di un lieto avenir.
Chi pensava al denar guadagnato
e a quello che risparmiato aveva
i progetti da solo faceva
fiducioso d’un lieto avenir.
Ad un tratto si è sentito un ronzio
che diventò man mano stridore
poi sembrò di tuono un fragore
che dall’alto veloce arrivò.
Non si ebbe il tempo nemen di parlare
o di corere a qualche riparo
prima ancora che il peril fosse chiaro
la tragedia si volse al final.
Giunse alora la morte veloce
sivolando il ghiacciaio falciava
e sicura rovina portava
né una forma fermarlo poté.
Un boato tremar fe’ le valli
poi tornò il silenzio assoluto
il tremendo destin fu compiuto
nello spazio di un attimo sol.
Ancor ogi una coltre ricopre
operai ch’eran pieni di vita
è una bara di neve indurita
dove salvarli nessuno riuscì.
Passa il tempo e forse per sempre
resteranno dei corpi nel ghiaccio
la montagna col bianco suo abracio
se li tiene, li prese con sé.
Questo il testo della ballata in tempo ternario firmata da Adriano Callegari e raccolta da Roberto Leydi1 a Pavia nel 1969 a quattro anni dalla tragedia del Mattmark avvenuta, appunto, nell’agosto del 1965. Adriano Callegari era animatore del gruppo di cantastorie operante nella zona di Pavia e composto dai coniugi Vincenza e Angelo Cavallini e da Antonio Ferrari2.
La tragedia, una Marcinelle svizzera, si produsse il 30 agosto 1965: il ghiacciaio dell’Allalin, staccatosi in blocco, investì, uccidendoli, 88 operai che lavoravano alla costruzione della diga del lago Mattmark. Cinquantasei erano gli italiani, provenienti da diverse regioni della Penisola. La vicenda suscitò viva eco in Italia e in Europa date le diverse e varie provenienze dei lavoratori. Il recupero delle salme fu lungo e difficoltoso; l’iter del processo durò anni e si concluse in modo sfavorevole per i parenti delle vittime: gli imputati furono tutti assolti e i parenti costretti a pagare le spese processuali.
Anche il cantastorie siciliano Franco Trincale volle rievocare il fatto tragico in un brano, L’inferno Bianco, scritto in lingua siciliana e con al centro un emigrante, Giovanni, partito dall’isola pieno di speranza ed ora atteso, chiuso nella bara, dalla “vecchia che l’aspetta vestita a nero ccu l’occhi di pianto”3.
Un anno prima, nel 1976, nell’album Accusato di libertà, il cantautore romano Luigi Grechi aveva dedicato alla vicenda del Mattmark una ballata dall’andamento malinconico con un semplice accompagnamento della chitarra in stile fingerpicking. È la sera precedente alla tragedia, il clima caldo (“vento caldo la bagna”) sta creando le condizioni del disastro che a breve falcerà le vite di tanti lavoratori, e Giuseppe, è questo il nome che il cantautore ha voluto dare all’immaginario protagonista del testo, passa qualche momento di tranquillità con i compagni attorno ad una bottiglia di vino. Sarà l’ultima volta. Anche nel testo di Grechi (pseudonimo di Luigi De Gregori) a casa, in Italia, c’è una donna che aspetta invano il ritorno dell’emigrante.
Fa più caldo stasera
Fra la roccia e la neve
È contento Giuseppe
Del vino che beve
Fra i compagni stasera
C’è aria di festa
Ed il vino di casa
Dà un poco alla testa
Guarda lì sul tuo letto
Quella foto di Rita
Questa sera mi sembra
Proprio che rida
Lei che era sempre
Così timida e seria
Ma guardala un po’!
Porca miseria…
L’hai lasciata da un pezzo
Per venire quassù
Per mandarle ogni mese
Qualcosa di più:
Ma il più non bastava
E già da molti anni
Lei rideva di meno
E stirava più panni
Fa più caldo stasera
Fra la roccia e la neve
È contento Giuseppe
Del vino che beve
Sta’ in festa, Giuseppe
Che è l’ultima volta!
Sta’ in festa, Giuseppe
Che il nemico ti ascolta
E il nemico lì fuori
È la grande montagna
Mattmark è il suo nome
Vento caldo la bagna
E fu l’ultimo canto
A coprire quel tuono
Che vi tolse anche il tempo
Di chiedere perdono
Fa più caldo stasera
Fra la roccia e la neve
È contento Giuseppe
Del vino che beve
Fra i compagni stasera
C’è aria di festa
Ed il vino di casa
Dà un poco alla testa
11928-2003, tra i fondatori della etnomusicologia italiana.
2A.V. Savona, M.L. Straniero, Canti dell’emigrazione, i Garzanti. http://www.oltresentieri.com/Cultura/DaRicordare/PersonaggiCelebriMusica.html per qualche notizia sul cantastorie Adriano Callegari.
La ballata si può ascoltare a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=S46QyHPUFUE o, in altra versione, https://www.youtube.com/watch?v=X3ei56Ta_R4
3Per l’ascolto del brano dalla voce di Franco Trincale: https://www.youtube.com/watch?v=KRNuXketpuA Per il testo: https://www.ildeposito.org/canti/linferno-bianco-mattmark
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