Mi chiamo Thays Ellero, sono italo-brasiliana, geografa e ricercatrice nel campo della mobilità internazionale. Vivo in Italia e sto ottenendo un master in Studi sulla Mobilità presso l’Università di Padova, con particolare attenzione alle migrazioni contemporanee. Il mio lavoro e la mia ricerca indagano i matrimoni misti tra donne brasiliane e uomini italiani, con particolare attenzione alle dinamiche coniugali, alla maternità, all’integrazione e alle identità culturali e di genere che emergono da queste esperienze. Parteciperò a questa rubrica della Newsletter del Centro Studi Grandi Migrazioni per condividere parti della mia ricerca.
Caro bisnonno Pietro,
Oggi, dopo tanti anni, ho deciso di scriverti. Non so se avresti mai immaginato che una tua pronipote sarebbe tornata nel Paese che hai lasciato. Sono nata nell’entroterra di San Paolo, in Brasile. Sono cresciuta ascoltando storie sui migranti che arrivarono in Brasile in cerca di una vita migliore, ma solo quando ho iniziato il processo di riconoscimento della cittadinanza italiana ho compreso più profondamente il peso di questa storia. Non si tratta solo di raccogliere documenti o dimostrare la propria discendenza: è un percorso che ci costringe a riflettere su ciò che abbiamo lasciato alle spalle, sui ricordi cancellati e sulle sfide inimmaginabili affrontate da chi ha attraversato i confini con la speranza negli occhi e la paura nel cuore.
Durante il mio viaggio in Italia, ho trovato una tua lettera. Una lettera semplice, ma carica di sentimenti: dalla speranza di una nuova vita alla nostalgia per ciò che è stato lasciato alle spalle. Leggendo le tue parole, ho iniziato a capire meglio il coraggio necessario per attraversare un oceano e ricominciare da capo. E ho capito che abbiamo molto in comune.
Anch’io sono venuta in Italia in cerca di appartenenza. Volevo riconoscere ufficialmente le mie radici, ma sono finita a ritrovare una parte di me che non sapevo nemmeno esistesse. Perché essere migranti significa vivere tra due mondi. C’è il lato che rifiuta, che critica, che osserva i difetti del Paese in cui ci troviamo e si chiede: “È proprio qui che voglio stare?”. E c’è l’altro lato, il più difficile: quello dell’assenza. La lontananza dalla famiglia, dalla lingua che ci permette di esprimere i nostri sentimenti più intimi, dai cibi che confortano l’anima – e dalle domande silenziose che sorgono nei giorni più difficili: “Perché sono qui?”, “Ne vale la pena?”.
Ma il cuore trova conforto quando riconosce la propria crescita. Quando vediamo che stiamo diventando ciò che abbiamo sempre sognato di essere. Nei piccoli successi, nelle amicizie sincere, nei legami che abbiamo costruito lungo il cammino — e in quella connessione invisibile che solo chi vive tra due mondi può comprendere.
Quando mi guardo allo specchio, vedo una brasiliana. Ma allo stesso tempo noto molti tratti italiani: nel modo di parlare con le mani, nell’intensità delle emozioni, persino nel gusto per la tavola imbandita e le lunghe conversazioni. Vivo tra due mondi e, a volte, mi sembra di non appartenere completamente a nessuno dei due.
La domanda che rimane sempre è: da dove vengo, dopotutto? Forse la risposta sta proprio nel passaggio, nel movimento tra lì e qui, tra il passato e il presente. E forse anche tu, Pietro, ti sei posto questa domanda, anche senza mai dirla ad alta voce.
Con affetto,
La tua pronipote,
Thays Ellero
Entre Dois Mundos: Uma Carta ao Meu Bisnonno Imigrante
por Thays Ellero
Meu nome é Thays Ellero, sou ítalo-brasileira, geógrafa e pesquisadora em mobilidade internacional. Eu moro na Itália e faço mestrado em Estudos sobre Mobilidade na Universidade de Pádua, com foco em migrações contemporâneas. Meu trabalho e pesquisa investigam casamentos mistos entre mulheres brasileiras e homens italianos, com ênfase nas dinâmicas conjugais, na maternidade, na integração e nas identidades culturais e de gênero que emergem dessas experiências. Vou participar dessa coluna na Newsletter do Centro Studi Grandi Migrazioni para compartilhar partes da minha pesquisa.
Essa é uma carta para o meu bisnonno Pietro Ellero, que migrou de Artegna, na região de Udine, para o Brasil em 1883. Mais de um século depois, foi a minha vez de fazer o caminho inverso: deixei o Brasil e vim para a Itália.
Caro bisnonno Pietro,
Hoje, depois de tantos anos, resolvi escrever para você. Não sei se algum dia imaginou que uma bisneta sua voltaria ao país que você deixou para trás. Eu nasci no interior de São Paulo, no Brasil. Cresci ouvindo histórias sobre os imigrantes que chegaram ao Brasil em busca de uma vida melhor, mas foi apenas quando iniciei meu processo de reconhecimento da cidadania italiana que compreendi, de forma mais profunda, o peso dessa história. Não se trata apenas de reunir documentos ou provar uma descendência — é um caminho que nos obriga a refletir sobre o que deixamos para trás, sobre as memórias apagadas e os desafios inimagináveis enfrentados por quem cruzou fronteiras com esperança nos olhos e medo no coração.
Durante minha jornada pela Itália, encontrei uma carta sua. Uma carta simples, mas carregada de sentimentos — da esperança por uma nova vida à saudade do que foi deixado para trás. Ao ler suas palavras, comecei a entender melhor a coragem necessária para atravessar um oceano e recomeçar. E percebi que temos muito em comum.
Eu também vim à Itália em busca de pertencimento. Quis reconhecer oficialmente minhas raízes, mas acabei reencontrando uma parte de mim que nem sabia que existia. Pois ser imigrante é viver entre dois mundos. Existe o lado que rejeita — que critica, que observa os defeitos do país onde estamos e se pergunta: “É aqui mesmo que quero ficar?” E existe o outro lado, o mais difícil: o da ausência. A distância da família, da língua que nos permite expressar nossos sentimentos mais íntimos, das comidas que confortam a alma — e das perguntas silenciosas que surgem nos dias mais duros: “Por que estou aqui?”, “Será que vale a pena?”.
Mas o coração encontra consolo quando reconhece o próprio crescimento. Quando enxergamos que estamos nos tornando quem sempre sonhamos em ser. Nos pequenos sucessos, nas amizades sinceras, nos laços que construímos ao longo do caminho — e nessa conexão invisível que só quem vive entre mundos consegue compreender.
Quando me olho no espelho, vejo uma brasileira. Mas, ao mesmo tempo, percebo muitos traços italianos: no jeito de falar com as mãos, na intensidade das emoções, até no gosto pela mesa farta e pela conversa demorada. Vivo entre dois mundos — e, às vezes, pareço não caber completamente em nenhum deles.
A pergunta que sempre fica é: de onde eu sou, afinal? Talvez a resposta esteja justamente na travessia — no movimento entre lá e aqui, entre o passado e o presente. E talvez você, Pietro, também tenha se feito essa pergunta, mesmo sem nunca dizê-la em voz alta.
Tra due mondi: una lettera al mio bisnonno emigrato di Thays Ellero
Mi chiamo Thays Ellero, sono italo-brasiliana, geografa e ricercatrice nel campo della mobilità internazionale. Vivo in Italia e sto ottenendo un master in Studi sulla Mobilità presso l’Università di Padova, con particolare attenzione alle migrazioni contemporanee. Il mio lavoro e la mia ricerca indagano i matrimoni misti tra donne brasiliane e uomini italiani, con particolare attenzione alle dinamiche coniugali, alla maternità, all’integrazione e alle identità culturali e di genere che emergono da queste esperienze. Parteciperò a questa rubrica della Newsletter del Centro Studi Grandi Migrazioni per condividere parti della mia ricerca.
Caro bisnonno Pietro,
Oggi, dopo tanti anni, ho deciso di scriverti. Non so se avresti mai immaginato che una tua pronipote sarebbe tornata nel Paese che hai lasciato. Sono nata nell’entroterra di San Paolo, in Brasile. Sono cresciuta ascoltando storie sui migranti che arrivarono in Brasile in cerca di una vita migliore, ma solo quando ho iniziato il processo di riconoscimento della cittadinanza italiana ho compreso più profondamente il peso di questa storia. Non si tratta solo di raccogliere documenti o dimostrare la propria discendenza: è un percorso che ci costringe a riflettere su ciò che abbiamo lasciato alle spalle, sui ricordi cancellati e sulle sfide inimmaginabili affrontate da chi ha attraversato i confini con la speranza negli occhi e la paura nel cuore.
Durante il mio viaggio in Italia, ho trovato una tua lettera. Una lettera semplice, ma carica di sentimenti: dalla speranza di una nuova vita alla nostalgia per ciò che è stato lasciato alle spalle. Leggendo le tue parole, ho iniziato a capire meglio il coraggio necessario per attraversare un oceano e ricominciare da capo. E ho capito che abbiamo molto in comune.
Anch’io sono venuta in Italia in cerca di appartenenza. Volevo riconoscere ufficialmente le mie radici, ma sono finita a ritrovare una parte di me che non sapevo nemmeno esistesse. Perché essere migranti significa vivere tra due mondi. C’è il lato che rifiuta, che critica, che osserva i difetti del Paese in cui ci troviamo e si chiede: “È proprio qui che voglio stare?”. E c’è l’altro lato, il più difficile: quello dell’assenza. La lontananza dalla famiglia, dalla lingua che ci permette di esprimere i nostri sentimenti più intimi, dai cibi che confortano l’anima – e dalle domande silenziose che sorgono nei giorni più difficili: “Perché sono qui?”, “Ne vale la pena?”.
Ma il cuore trova conforto quando riconosce la propria crescita. Quando vediamo che stiamo diventando ciò che abbiamo sempre sognato di essere. Nei piccoli successi, nelle amicizie sincere, nei legami che abbiamo costruito lungo il cammino — e in quella connessione invisibile che solo chi vive tra due mondi può comprendere.
Quando mi guardo allo specchio, vedo una brasiliana. Ma allo stesso tempo noto molti tratti italiani: nel modo di parlare con le mani, nell’intensità delle emozioni, persino nel gusto per la tavola imbandita e le lunghe conversazioni. Vivo tra due mondi e, a volte, mi sembra di non appartenere completamente a nessuno dei due.
La domanda che rimane sempre è: da dove vengo, dopotutto? Forse la risposta sta proprio nel passaggio, nel movimento tra lì e qui, tra il passato e il presente. E forse anche tu, Pietro, ti sei posto questa domanda, anche senza mai dirla ad alta voce.
Con affetto,
La tua pronipote,
Thays Ellero
Entre Dois Mundos: Uma Carta ao Meu Bisnonno Imigrante
por Thays Ellero
Meu nome é Thays Ellero, sou ítalo-brasileira, geógrafa e pesquisadora em mobilidade internacional. Eu moro na Itália e faço mestrado em Estudos sobre Mobilidade na Universidade de Pádua, com foco em migrações contemporâneas. Meu trabalho e pesquisa investigam casamentos mistos entre mulheres brasileiras e homens italianos, com ênfase nas dinâmicas conjugais, na maternidade, na integração e nas identidades culturais e de gênero que emergem dessas experiências. Vou participar dessa coluna na Newsletter do Centro Studi Grandi Migrazioni para compartilhar partes da minha pesquisa.
Essa é uma carta para o meu bisnonno Pietro Ellero, que migrou de Artegna, na região de Udine, para o Brasil em 1883. Mais de um século depois, foi a minha vez de fazer o caminho inverso: deixei o Brasil e vim para a Itália.
Caro bisnonno Pietro,
Hoje, depois de tantos anos, resolvi escrever para você. Não sei se algum dia imaginou que uma bisneta sua voltaria ao país que você deixou para trás. Eu nasci no interior de São Paulo, no Brasil. Cresci ouvindo histórias sobre os imigrantes que chegaram ao Brasil em busca de uma vida melhor, mas foi apenas quando iniciei meu processo de reconhecimento da cidadania italiana que compreendi, de forma mais profunda, o peso dessa história. Não se trata apenas de reunir documentos ou provar uma descendência — é um caminho que nos obriga a refletir sobre o que deixamos para trás, sobre as memórias apagadas e os desafios inimagináveis enfrentados por quem cruzou fronteiras com esperança nos olhos e medo no coração.
Durante minha jornada pela Itália, encontrei uma carta sua. Uma carta simples, mas carregada de sentimentos — da esperança por uma nova vida à saudade do que foi deixado para trás. Ao ler suas palavras, comecei a entender melhor a coragem necessária para atravessar um oceano e recomeçar. E percebi que temos muito em comum.
Eu também vim à Itália em busca de pertencimento. Quis reconhecer oficialmente minhas raízes, mas acabei reencontrando uma parte de mim que nem sabia que existia. Pois ser imigrante é viver entre dois mundos. Existe o lado que rejeita — que critica, que observa os defeitos do país onde estamos e se pergunta: “É aqui mesmo que quero ficar?” E existe o outro lado, o mais difícil: o da ausência. A distância da família, da língua que nos permite expressar nossos sentimentos mais íntimos, das comidas que confortam a alma — e das perguntas silenciosas que surgem nos dias mais duros: “Por que estou aqui?”, “Será que vale a pena?”.
Mas o coração encontra consolo quando reconhece o próprio crescimento. Quando enxergamos que estamos nos tornando quem sempre sonhamos em ser. Nos pequenos sucessos, nas amizades sinceras, nos laços que construímos ao longo do caminho — e nessa conexão invisível que só quem vive entre mundos consegue compreender.
Quando me olho no espelho, vejo uma brasileira. Mas, ao mesmo tempo, percebo muitos traços italianos: no jeito de falar com as mãos, na intensidade das emoções, até no gosto pela mesa farta e pela conversa demorada. Vivo entre dois mundos — e, às vezes, pareço não caber completamente em nenhum deles.
A pergunta que sempre fica é: de onde eu sou, afinal? Talvez a resposta esteja justamente na travessia — no movimento entre lá e aqui, entre o passado e o presente. E talvez você, Pietro, também tenha se feito essa pergunta, mesmo sem nunca dizê-la em voz alta.
Com carinho,
Sua bisneta,
Thays Ellero
Categorie
Recent Posts
Galles, UK – Testimonianza di Noemi De Marchi
8 Settembre 2025La tragedia del Mattmark di Andrea Passerelli
8 Settembre 2025Tra due mondi: una lettera al mio bisnonno emigrato di Thays Ellero
8 Settembre 2025Archivi