La tragedia del Mattmark di Andrea Passerelli

8 Settembre 2025 Centro Studi Grandi Migrazioni Comments Off

Il bel sole volgeva al tramonto

tra le cime deserte e ghiacciate

già le squadre eran tutte tornate

da un infido e pesante lavor.

Era gente di varie nazioni

ma in gran parte era gente italiana

che lasiata la casa lontana

a Mattmark lor trovaron lavor.

La montagna a vederla era imensa

la oservan gli adetti al cantiere

a ciascuno sembrava vedere

un gigante forgiato di acciar.

Dopo il turno di dura fatica

si lasiavan gli arnesi a riposo

e si andava con anim gioioso

alla mensa dov’era pronto il cenar.

Chi pensava alla casa natia

alla moglie ai figli adorati

ai parenti al paese lasiati

fiduciosi di un lieto avenir.

Chi pensava al denar guadagnato

e a quello che risparmiato aveva

i progetti da solo faceva

fiducioso d’un lieto avenir.

Ad un tratto si è sentito un ronzio

che diventò man mano stridore

poi sembrò di tuono un fragore

che dall’alto veloce arrivò.

Non si ebbe il tempo nemen di parlare

o di corere a qualche riparo

prima ancora che il peril fosse chiaro

la tragedia si volse al final.

Giunse alora la morte veloce

sivolando il ghiacciaio falciava

e sicura rovina portava

né una forma fermarlo poté.

Un boato tremar fe’ le valli

poi tornò il silenzio assoluto

il tremendo destin fu compiuto

nello spazio di un attimo sol.

Ancor ogi una coltre ricopre

operai ch’eran pieni di vita

è una bara di neve indurita

dove salvarli nessuno riuscì.

Passa il tempo e forse per sempre

resteranno dei corpi nel ghiaccio

la montagna col bianco suo abracio

se li tiene, li prese con sé.

Questo il testo della ballata in tempo ternario firmata da Adriano Callegari e raccolta da Roberto Leydi1 a Pavia nel 1969 a quattro anni dalla tragedia del Mattmark avvenuta, appunto, nell’agosto del 1965. Adriano Callegari era animatore del gruppo di cantastorie operante nella zona di Pavia e composto dai coniugi Vincenza e Angelo Cavallini e da Antonio Ferrari2.

La tragedia, una Marcinelle svizzera, si produsse il 30 agosto 1965: il ghiacciaio dell’Allalin, staccatosi in blocco, investì, uccidendoli, 88 operai che lavoravano alla costruzione della diga del lago Mattmark. Cinquantasei erano gli italiani, provenienti da diverse regioni della Penisola. La vicenda suscitò viva eco in Italia e in Europa date le diverse e varie provenienze dei lavoratori. Il recupero delle salme fu lungo e difficoltoso; l’iter del processo durò anni e si concluse in modo sfavorevole per i parenti delle vittime: gli imputati furono tutti assolti e i parenti costretti a pagare le spese processuali.

Anche il cantastorie siciliano Franco Trincale volle rievocare il fatto tragico in un brano, L’inferno Bianco, scritto in lingua siciliana e con al centro un emigrante, Giovanni, partito dall’isola pieno di speranza ed ora atteso, chiuso nella bara, dalla “vecchia che l’aspetta vestita a nero ccu l’occhi di pianto”3.

Un anno prima, nel 1976, nell’album Accusato di libertà, il cantautore romano Luigi Grechi aveva dedicato alla vicenda del Mattmark una ballata dall’andamento malinconico con un semplice accompagnamento della chitarra in stile fingerpicking. È la sera precedente alla tragedia, il clima caldo (“vento caldo la bagna”) sta creando le condizioni del disastro che a breve falcerà le vite di tanti lavoratori, e Giuseppe, è questo il nome che il cantautore ha voluto dare all’immaginario protagonista del testo, passa qualche momento di tranquillità con i compagni attorno ad una bottiglia di vino. Sarà l’ultima volta. Anche nel testo di Grechi (pseudonimo di Luigi De Gregori) a casa, in Italia, c’è una donna che aspetta invano il ritorno dell’emigrante.

Fa più caldo stasera

Fra la roccia e la neve

È contento Giuseppe

Del vino che beve

Fra i compagni stasera

C’è aria di festa

Ed il vino di casa

Dà un poco alla testa

Guarda lì sul tuo letto

Quella foto di Rita

Questa sera mi sembra

Proprio che rida

Lei che era sempre

Così timida e seria

Ma guardala un po’!

Porca miseria…

L’hai lasciata da un pezzo

Per venire quassù

Per mandarle ogni mese

Qualcosa di più:

Ma il più non bastava

E già da molti anni

Lei rideva di meno

E stirava più panni

Fa più caldo stasera

Fra la roccia e la neve

È contento Giuseppe

Del vino che beve

Sta’ in festa, Giuseppe

Che è l’ultima volta!

Sta’ in festa, Giuseppe

Che il nemico ti ascolta

E il nemico lì fuori

È la grande montagna

Mattmark è il suo nome

Vento caldo la bagna

E fu l’ultimo canto

A coprire quel tuono

Che vi tolse anche il tempo

Di chiedere perdono

Fa più caldo stasera

Fra la roccia e la neve

È contento Giuseppe

Del vino che beve

Fra i compagni stasera

C’è aria di festa

Ed il vino di casa

Dà un poco alla testa

11928-2003, tra i fondatori della etnomusicologia italiana.

2A.V. Savona, M.L. Straniero, Canti dell’emigrazione, i Garzanti. http://www.oltresentieri.com/Cultura/DaRicordare/PersonaggiCelebriMusica.html per qualche notizia sul cantastorie Adriano Callegari.

La ballata si può ascoltare a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=S46QyHPUFUE o, in altra versione, https://www.youtube.com/watch?v=X3ei56Ta_R4

3Per l’ascolto del brano dalla voce di Franco Trincale: https://www.youtube.com/watch?v=KRNuXketpuA Per il testo: https://www.ildeposito.org/canti/linferno-bianco-mattmark