Il fascino italo-tunisino di Claudia Cardinale di Alice Bettin

15 Novembre 2025 Centro Studi Grandi Migrazioni Comments Off

Lo scorso 23 settembre 2025 il mondo dell’arte e del cinema internazionale hanno accolto la notizia della scomparsa di una delle dive più amate e stimate del grande schermo, Claudia Cardinale.

Voce roca e sguardo di velluto sono due qualità che distinguono lo stile di questa diva senza tempo e di una bellezza straordinaria, che seppe incantare i migliori registi dell’epoca, con una carriera lunga ben 67 anni.

Claude Josèphine Rose Cardinale (15 settembre 1938 – 23 settembre 2025) è stata una figura iconica che è andata oltre il tempo e che ha saputo cucire la grande tela cinematografica interpretando film memorabili e di grande successo come Il Gattopardo, La ragazza con la valigia, C’era una volta il West e 8 ½. Indimenticabile è la scena dell’arrivo di Jill Mcbain a Flagstone Station, incorniciato da un perfetto crane shot elevato dalle musiche di Ennio Morricone, diventata una delle più belle scene del cinema.

La sua carriera è iniziata nel 1857 grazie alla sua vittoria al concorso di bellezza organizzato da Unitalia-Film durante la Settimana del cinema italiano a Tunisi, per “la più bella italiana di Tunisia”, il cui premio consisteva in un viaggio a Venezia alla Mostra internazionale d’arte cinematografica. A Venezia, il suo fascino meridionale emigrato in Nord Africa incantò gli sguardi di spettatori e personaggi del cinema e fu la sua prima passerella di una lunga carriera.

L’attrice ha a lungo messo a tacere le voci sulla sua vita privata, anche se è stata la protagonista di due conosciutissime interviste volute fortemente da due personaggi del mondo della cultura, Enzo Biagi e Alberto Moravia.

Durante l’intervista tenuta da Biagi, emerse una confessione che durante l’intervista di Moravia non era conosciuta allo scrittore; la sensibilità che Moravia ha riconosciuto nei confronti dell’attrice, descrivendo e commentando il suo corpo, elevandolo a un piacere espresso verbalmente e contornandolo di incanto letterario, avrebbe probabilmente non visto la luce. Cardinale racconta la sua infanzia e rivela che una spinta ad andarsene dalla Tunisia, sua terra natale, era stato un episodio di stupro che l’aveva coinvolta in prima persona a 17 anni, causando in lei un forte disagio a rimanere nella sua terra, che aveva prima ospitato i suoi genitori, in quanto siciliani emigrati durante i flussi di migrazione del secolo precedente. Allusivo fu il suo ruolo ne La ragazza con la valigia, interpretazione che cela questo aspetto all’origine del trauma della sua carriera.

Cardinale ha saputo stimolare il respiro internazionale del cinema con le sue origini singolari e mantenendo intatta la sua autenticità. Le sue lingue materne erano il siciliano e il francese, iniziò infatti a imparare bene l’italiano soltanto a 16 anni. Nacque nel protettorato francese di Tunisia, in uno degli edifici conosciuti come il Foyer du Combattant, nelle vicinanze della Ferrovia Tunisi-La Goletta-La Marsa, figlia di Francesco Cardinale e di Yolanda Greco, originaria quindi dall’Africa settentrionale. Gli antenati della loro famiglia fuggirono dalla Sicilia a causa degli sconvolgimenti dati dalla Prima Guerra Mondiale e la sua famiglia si trasferì da Tunisia a La Goletta nel 1942, a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

La madre Yolanda nacque a Tripoli, che apparteneva a quel tempo alla colonia libica italiana della Tripolitania. La sua famiglia era originaria di Trapani e si era stabilita a La Goulette, dove fioriva una numerosa comunità di italiani. Il quartiere più noto di questa comunità era la “Piccola Sicilia”, fondata da una maggioranza di siciliani miranti. Ancora oggi, la comunità ha lasciato una grande eredità culturale, benché si sia mescolata con quella locale attraverso matrimoni misti e il forte influsso della lingua italiana.

Oggi, la comunità di italiani in Tunisia non è così numerosa, conta circa 7500 residenti iscritti all’AIRE, la cui maggioranza si concentra principalmente in località come Hammamet, meta attrattiva per il mare a cui si affaccia e una qualità di vita alta, accompagnata da interessanti benefici fiscali.

I nonni paterni erano invece nativi dell’incantevole Isola delle Femmine in provincia di Palermo, si trasferirono in Tunisia continuando a gestire una piccola impresa di costruzioni navali. La famiglia era fortemente radicata alle proprie origini, tanto che mantenne la nazionalità italiana, invece che acquisire quella francese, sebbene il periodo della Seconda Guerra Mondiale avesse riversato sul paese un clima di anti-italianismo, a causa dell’alleanza dell’Italia con la Germania nazista. La stessa Cardinale, che decise di stabilirsi in Francia nella sua maturità artistica e scelse Parigi come patria (morì a Nemours), mantenne la cittadinanza italiana per tutta la vita, oltre a quella francese, forse per un senso di rispetto e di compiacenza di fronte alla terra d’origine dei suoi avi.

Il flusso migratorio in Tunisia ebbe il suo maggior picco a cavallo fra il 1800 e il 1900, il numero di italiani nel 1911 superava addirittura la popolazione francese, contando oltre centomila persone. La più cospicua ondata migratoria della fine dell’Ottocento comprendeva proletari che cercavano lavoro nella terra come braccianti, agricoltori, operai e provenivano dalla Sicilia, la più parte dalle province di Palermo e Trapani, seguiti da toscani, liguri e sardi. Alla ricerca di un futuro migliore o di una prospettiva per uscire “dalla trappola della povertà” era l’altra sponda del Mediterraneo. Le due rive del Mediterraneo hanno creato quindi con le migrazioni del XIX secolo una profonda impronta culturale e una memoria comune, che lega indissolubilmente due terre, che condividono e mescolano la propria lingua e le proprie usanze.

Gli italiani trasferitisi in Tunisia, soprattutto nelle città costiere, contribuirono fortemente allo sviluppo e alla valorizzazione del Belicato, giocando un ruolo preminente nell’industria e nel commercio. Molti intellettuali ed esuli politici sceglievano la Tunisia; ricordati per aver istituito la prima scuola privata che insegnava l’italiano ai figli dei migranti italiani e ai giovani tunisini nel 1828 sono Luigi La Rotonda e Luigi Visconti.

 L’influenza della comunità italiana era forte culturalmente ed economicamente e godeva di un forte apprezzamento, tanto che nel 1868 l’Italia venne dichiarata la nazione favorita dalla Tunisia, grazie al fatto che la collettività italiana aveva creato una vera propria rete, strutturata con scuole, ospedali e banche e che l’italianità era il riflesso del successo nell’industria artigianale, nella produzione di oli e di farinacei di prima qualità.

 Non tardarono a manifestarsi i timori del popolo francese, che, dopo il trattato di Bardo del 1881, responsabile di aver sancito un accordo bilaterale tra Francia e Tunisia e di aver quindi costituito il protettorato francese in Tunisia, si palesavano attraverso le azioni che delineavano la presenza italiana come péril italien. Possibile disturbo delle comunità francesi locali, la comunità italiana continuava a mantenere la sua vivacità e il suo vigore culturale, nonostante la colonizzazione. Ben presto, si fece sentire la necessità della manodopera che il popolo italiano poteva offrire e di cui la Francia deficitava nel 1896 in Tunisia e concesse uno status speciali agli italiani, in virtù del valore di inviolabilità della cultura e della cittadinanza italiana e contro ad una politica di assimilazione totale.

Il fiorire di attività economiche, che offrivano lavoro come operai nella creazione della rete ferroviaria, nelle attività di estrazione, così come la manodopera necessaria a svolgere le grandi opere pubbliche, permetteva un avvenire a numero famiglie del Mezzogiorno italiano, talvolta con esigenze economiche misere. La manodopera italiana, così cara ai francesi, raggiunse numeri importanti: trentamila italiani nel 1881, aumentarono fino a diventare sessanta settemila nel 1898; all’alba del primo conflitto mondiale raggiunsero le centotrentamila unità, mentre i francesi arrivavano a stento alle trentacinquemila.

«Nel 1905, un bracciante in Sicilia guadagnava circa 1 franco al giorno, mentre in Tunisia, per una mansione specifica […] come piantare un vigneto o in qualità di esperto terrazziere, poteva guadagnare fino a 4 franchi al giorno e per il lavoro non specializzato nei campi era pagato da 3 a 3,5 franchi al giorno. Le società francesi impegnate nei lavori pubblici pagavano anche di più, da 4,50 fino a 6 franchi al giorno».

Il sorgere della Prima Guerra Mondiale fu un forte contraccolpo per la comunità italiana stanziata in Tunisia, il regime fascista osteggiò ampiamente le partenze degli italiani.

L’apice si raggiunse nel 1956 con l’indipendenza della Tunisia e nel 1964, quando il governo tunisino annunciò la nazionalizzazione delle terre e la conseguenza abolizione della proprietà straniera delle terre, svelando il destino e costringendo la comunità italiana locale a rivedere gli orizzonti della terra che poteva ospitarli. La comunità italiana in Tunisia è stata quindi la principale vittima delle conseguenze della decolonizzazione, pur non essendosi esposta come colonizzatrice.

Una traccia delle origini di questa attrice che ha delineato la sua figura e l’ha resa immortale, di colei che “Quando ride, i suoi occhi diventano due fessure nere, scintillanti con qualche cosa di monellesco, di scatenato, di intenso, di meridionale”, come la descrisse Moravia, esaminando il corpo della donna con una delicatezza tagliente e affascinante, paragonando ogni parte del suo corpo a un oggetto, che tramite le sue parole è facile percepire come oggettivamente bello e semplice, ma anche emozionalmente e artisticamente come passionale e caldo.

La storia di Cardianle ci insegna a non perdere mai le nostre origini, che si leggono sul nostro viso e il nostro viso, specchio del nostro vissuto.

 

 

Sitologia:

https://www.istitutoeuroarabo.it/DM/la-presenza-italiana-in-tunisia-tra-l800-e-la-prima-meta-del-900/#:~:text=All’inizio%20dell’Ottocento%2C,delle%20caste%20militari%20%5B2%5D.

https://singolarefemminile.substack.com/p/singolare-femminile-195-il-corpo

https://www.istitutoeuroarabo.it/DM/la-presenza-italiana-in-tunisia-tra-l800-e-la-prima-meta-del-900/#:~:text=%C2%ABNel%201905%2C%20un%20bracciante%20in%20Sicilia%20guadagnava,in%20Tunisia%2C%20per%20una%20mansione%20specifica%20%5B&text=%5D%20come%20piantare%20un%20vigneto%20o%20in,da%203%20a%203%2C5%20franchi%20al%20giorno.

https://www.istitutoeuroarabo.it/DM/la-comunita-siciliana-di-tunisia-la-goulette-un-esempio-di-tolleranza/

https://www.nigrizia.it/notizia/italiani-tunisia-almeno-cinque-secoli-storia-claudia-cardinale

http://www.terzaclasse.it/luoghi/italianiintunisia.htm

 

Bibliografia

  1. Martelliano, La Petite Sicile. Una storia da cui imparare,16 giugno 2016, Università degli Studi di Catania, Catania, Italia.