La descrizione della traversata in nave si distende lungo tutti i capitoli del lungo resoconto di viaggio, fino all’approdo a New York. Per Stevenson si prospettano ancora alcune occasioni per illustrare scene che vedono al centro la musica, uno dei passatempi prediletti a bordo del Devonia.
Ecco cosa cattura l’attenzione del narratore (e la nostra) poche pagine più avanti a quanto descritto in precedenza (il riferimento è sempre l’edizione italiana Einaudi: siamo ora alle pagine 20-21):
Si era sparsa la voce, fin dal venerdì, che c’era un violinista a bordo, il quale se ne stava, silenzioso e sofferente, nel sottoponte n. 1; ma il lunedì mattina, quando arrivai al tambuccio, fui salutato dal ritmo dello strathspey.1 Un pallido Orfeo stava suonando con vigore per un uditorio di donne altrettanto pallide. Sembrava un miracolo che riuscisse a suonare, ed alcune delle sue ascoltatrici si reggevano a mala pena a sedere; eppure, al primo cenno di musica, si erano trascinate lì dalle loro brande, e vi avevano trovato la migliore delle medicine. Quelle teste abbandonate cominciavano a dondolare a tempo di musica, e quegli occhi smorti si animavano. Umanamente parlando, è più importante suonare il violino, magari malamente, che scrivere ponderose opere su argomenti astrusi. Che cosa mai avrebbe potuto fare Darwin per quelle donne sofferenti? Ma mentre quello lì strimpellava, la vita si faceva più bella per coloro che lo ascoltavano. Dobbiamo riconoscere il valore economico di questi piccoli talenti. Dissi al violinista che era un uomo felice, e che si portava dietro la felicità nella custodia del suo violino, e lui sembrò esserne consapevole.
– È un privilegio, – dissi io. Ci pensò un po’, rigirandosi quella parola nella sua testa scozzese, e poi ribadì convinto: – Sì un privilegio.
Quella sera, le note di Merrily danced the Quaker’s wife mi richiamarono verso il boccaporto dei sottoponti n. 4 e n. 5.
Merrily danced (o kissed) the Quaker’s wife è una popolare country dance o jig in metro 6/8 la cui provenienza è contesa fra Inghilterra, Scozia e Irlanda e compare nelle raccolte a stampa di danze popolari già a metà del Settecento.2 Ben conosciuta anche in America, veniva qui impiegata, oltre che per accompagnare la danza, come marcia veloce.
Seguiamo ancora il racconto di Stevenson, poche righe più sotto, sempre molto accurato e dettagliato nel riportare i titoli dei brani, la denominazione delle danze, il contesto delle musiche cantate o suonate dai passeggeri del Devonia.
Sotto, sul primo pianerottolo, illuminato da un’altra lanterna, c’erano ragazzi e ragazze che ballavano-Non più di tre alla volta data la mancanza di spazio – gighe, tresconi e altre danze popolari. Sopra, da entrambi i lati, c’era un piccolo spazio chiuso da ringhiere di ferro (non più di un metro e venti per 60 centimetri), che serviva per l’orchestra e per i posti d’onore. In uno di questi balconcini stavano, graziosamente intrecciate, cinque ragazze irlandesi un po’ malandate. Sull’altro lato si era piazzato Orfeo, e il suo corpo, tutto vibrante, faceva uno strano contrasto con la sua imperturbabile e sonnolenta faccia da scozzese. Suo fratello, un uomo dalla pelle scura e dall’espressione intensa e appassionata, che aveva fatto del violinista il suo idolo, sedeva a bocca aperta, crogiolandosi nella ammirazione generale, e cercando di tanto in tanto di riattizzarla con i suoi commenti. “Ecco questa è una piva -, diceva,- è uno dei suoi pezzi più richiesti per ballare la sand-dance”. E spiegava come si faceva la sand-dance. Poi, all’improvviso gridava “Zitti!” con tono solenne, il dito alzato e gli occhi ardenti, imploranti; “Ora suona Auld Robin Gray, e su una corda sola!”
L’ultimo brano citato è una ballata scozzese risalente al 1772, con testo di Lady Ann Lindsay e musicata dal reverendo William Leeves. La fama della composizione è testimoniata dalle numerose elaborazioni prodotte da diversi musicisti tra cui possiamo citare Franz Joseph Haydn (elaborazione per soprano e trio con pianoforte) o Giovanni Bottesini (variazioni per pianoforte e contrabbasso).3
Il testo prosegue con la descrizione della scena del violinista spalleggiato dal fratello che ne magnifica l’abilità e ancora Stevenson ci informa in modo dettagliato sul repertorio di ballate, danze e brani provenienti da differenti repertori conosciuti dalla varia umanità che popola il suo racconto di viaggio.
[…] il violinista ignorava quasi tutte le nostre canzoni più belle. Logie o’ Buchan, per esempio, non l’aveva mai sentita nominare, ma la conosceva solo come una figura saltellante della quadriglia.
Logie o’ Buchan è un’altra country dance o air scozzese in tempo ternario con testo (una storia d’amore e lontananza) del poeta e songwriter George Halket (morto nel 1756).4
Proseguendo nella lettura del testo, poche pagine più avanti, ci imbattiamo ancora nella citazione di titoli di ballate e canzoni tradizionali o d’autore circolanti all’epoca:
Avevamo poi una coppia di padre e figlio, dei veri tutto-fare. Il figlio era colui che, in quelle terribili circostanze, aveva cantato La morte di Nelson. Di mestiere faceva il tagliatore di lamiere nelle navi; ma sapeva suonare l’organo, aveva diretto due cori, e aveva suonato il flauto e l’ottavino in un complesso di professionisti. Il suo repertorio di canzoni era, inoltre, inesauribile, ed egli spaziava imparzialmente tra i pezzi alla sua portata, da quelli migliori a quelli peggiori. E non faceva distinzione tra questi due estremi ma allegramente faceva seguire Tom Bowling a Around her splendid form.
Il primo brano citato è una ballata che ricorda la battaglia navale avvenuta al largo di Capo Trafalgar il 21 ottobre 1805, in cui l’ammiraglio britannico Horatio Nelson sconfisse la flotta franco-spagnola, ma trovò anche la morte colpito da un tiratore appollaiato sull’albero maestro di un vascello francese.5
Tom Bowling6 è invece un’altra sea song, composta da Charles Dibdin (1745-1814), figura di importante compositore (nel 1778 fu nominato resident composer al Covent Garden), drammaturgo, cantante e attore, in onore del fratello morto per mare.
L’ultimo titolo (il brano è conosciuto anche come The Marble Arch) fu pubblicato come broadside ballad nella seconda metà dell’Ottocento insieme ai versi di un secondo brano intitolato O’Donnell Aboo. Around her splendid form fu composto da Sam Bagnall (1836-1885), attore, cantante e autore di canzoni romantico/comiche. Il Marble Arch di cui si parla è l’arco trionfale che si trova a Londra nei pressi di Hide Park: nelle sue vicinanze l’autore incontra la bella fanciulla “with golden hair” con cui vive una breve avventura d’amore.7
Siamo all’ultima citazione dove Stevenson tratteggia la figura di un nuovo passeggero, un irlandese contraddistinto da “[…] due qualità: era naturale ed era felice.”
La sua fu la prima voce che si sentì cantare, e fu lui il primo che si mise a ballare. Non ci fu mai, da Loch Foyle a Sandy Hook, una iniziativa divertente che non lo vedesse protagonista.
Avreste dovuto vederlo, ai nostri concerti, quando si alzava in piedi per cantare – la sua figurina compatta che saltellava avanti e indietro, i piedi che strascicavano a passo di danza, gli occhi che chiedevano e invitavano alla partecipazione – e avreste assistito con gusto a quell’inchino, così adeguatamente calcolato tra il serio e lo scherzoso, con cui concludeva ogni sua canzone. Egli non era solo fra noi il grande beniamino, ma le sue canzoni attiravano anche i signori della prima classe, che spesso per ascoltarlo si affacciavano alle ringhiere del ponte di manovra. Queste attenzioni gli facevano piacere, ma non lo intimidivano affatto; e una volta, nel bel mezzo della sua famosa esibizione, Billy Keogh8, lo vidi roteare in una piroetta e audacemente strizzare l’occhio ad un vecchio signore là sopra. Fatto tanto più singolare, in quanto, nonostante tutta la sua vivacità, era un tipo molto educato e riservato anche con noi.
Una tale curiosità nei confronti della musica non sembri strana nell’autore de L’isola del tesoro o di Lo strano caso del dottor Jekill e del signor Hide. Stevenson era infatti molto interessato alla musica tradizionale della sua patria, la Scozia, ma anche di quelle della Germania, della Francia (la madre era di origine francese), delle isole del Pacifico (dove terminò la sua esistenza) e di quella europea in generale. Amava praticare la musica in prima persona: all’età di 36 anni aveva intrapreso lo studio del pianoforte e della composizione, due anni più tardi si era dedicato al penny whistle (il flauto dritto tradizionale delle isole britanniche) e del flageolet (sempre un flauto a becco, ma dotato di chiavi); componeva e arrangiava brani per suonarli poi con amici e familiari. Il suo catalogo di composizioni comprende più di centoventi pezzi tra cui canzoni, pezzi per pianoforte, duetti, trii e quartetti per vari strumenti.9
1Danza scozzese lenta in quattro tempi. Ebbe origine probabilmente attorno al 1700 nella valle (strath in scozzese) del fiume Sprey.
ROBERT LOUIS STEVENSON, EMIGRANTE PER DILETTO di Andrea Passerelli (Seconda parte)
La descrizione della traversata in nave si distende lungo tutti i capitoli del lungo resoconto di viaggio, fino all’approdo a New York. Per Stevenson si prospettano ancora alcune occasioni per illustrare scene che vedono al centro la musica, uno dei passatempi prediletti a bordo del Devonia.
Ecco cosa cattura l’attenzione del narratore (e la nostra) poche pagine più avanti a quanto descritto in precedenza (il riferimento è sempre l’edizione italiana Einaudi: siamo ora alle pagine 20-21):
Si era sparsa la voce, fin dal venerdì, che c’era un violinista a bordo, il quale se ne stava, silenzioso e sofferente, nel sottoponte n. 1; ma il lunedì mattina, quando arrivai al tambuccio, fui salutato dal ritmo dello strathspey.1 Un pallido Orfeo stava suonando con vigore per un uditorio di donne altrettanto pallide. Sembrava un miracolo che riuscisse a suonare, ed alcune delle sue ascoltatrici si reggevano a mala pena a sedere; eppure, al primo cenno di musica, si erano trascinate lì dalle loro brande, e vi avevano trovato la migliore delle medicine. Quelle teste abbandonate cominciavano a dondolare a tempo di musica, e quegli occhi smorti si animavano. Umanamente parlando, è più importante suonare il violino, magari malamente, che scrivere ponderose opere su argomenti astrusi. Che cosa mai avrebbe potuto fare Darwin per quelle donne sofferenti? Ma mentre quello lì strimpellava, la vita si faceva più bella per coloro che lo ascoltavano. Dobbiamo riconoscere il valore economico di questi piccoli talenti. Dissi al violinista che era un uomo felice, e che si portava dietro la felicità nella custodia del suo violino, e lui sembrò esserne consapevole.
– È un privilegio, – dissi io. Ci pensò un po’, rigirandosi quella parola nella sua testa scozzese, e poi ribadì convinto: – Sì un privilegio.
Quella sera, le note di Merrily danced the Quaker’s wife mi richiamarono verso il boccaporto dei sottoponti n. 4 e n. 5.
Merrily danced (o kissed) the Quaker’s wife è una popolare country dance o jig in metro 6/8 la cui provenienza è contesa fra Inghilterra, Scozia e Irlanda e compare nelle raccolte a stampa di danze popolari già a metà del Settecento.2 Ben conosciuta anche in America, veniva qui impiegata, oltre che per accompagnare la danza, come marcia veloce.
Seguiamo ancora il racconto di Stevenson, poche righe più sotto, sempre molto accurato e dettagliato nel riportare i titoli dei brani, la denominazione delle danze, il contesto delle musiche cantate o suonate dai passeggeri del Devonia.
Sotto, sul primo pianerottolo, illuminato da un’altra lanterna, c’erano ragazzi e ragazze che ballavano-Non più di tre alla volta data la mancanza di spazio – gighe, tresconi e altre danze popolari. Sopra, da entrambi i lati, c’era un piccolo spazio chiuso da ringhiere di ferro (non più di un metro e venti per 60 centimetri), che serviva per l’orchestra e per i posti d’onore. In uno di questi balconcini stavano, graziosamente intrecciate, cinque ragazze irlandesi un po’ malandate. Sull’altro lato si era piazzato Orfeo, e il suo corpo, tutto vibrante, faceva uno strano contrasto con la sua imperturbabile e sonnolenta faccia da scozzese. Suo fratello, un uomo dalla pelle scura e dall’espressione intensa e appassionata, che aveva fatto del violinista il suo idolo, sedeva a bocca aperta, crogiolandosi nella ammirazione generale, e cercando di tanto in tanto di riattizzarla con i suoi commenti. “Ecco questa è una piva -, diceva,- è uno dei suoi pezzi più richiesti per ballare la sand-dance”. E spiegava come si faceva la sand-dance. Poi, all’improvviso gridava “Zitti!” con tono solenne, il dito alzato e gli occhi ardenti, imploranti; “Ora suona Auld Robin Gray, e su una corda sola!”
L’ultimo brano citato è una ballata scozzese risalente al 1772, con testo di Lady Ann Lindsay e musicata dal reverendo William Leeves. La fama della composizione è testimoniata dalle numerose elaborazioni prodotte da diversi musicisti tra cui possiamo citare Franz Joseph Haydn (elaborazione per soprano e trio con pianoforte) o Giovanni Bottesini (variazioni per pianoforte e contrabbasso).3
Il testo prosegue con la descrizione della scena del violinista spalleggiato dal fratello che ne magnifica l’abilità e ancora Stevenson ci informa in modo dettagliato sul repertorio di ballate, danze e brani provenienti da differenti repertori conosciuti dalla varia umanità che popola il suo racconto di viaggio.
[…] il violinista ignorava quasi tutte le nostre canzoni più belle. Logie o’ Buchan, per esempio, non l’aveva mai sentita nominare, ma la conosceva solo come una figura saltellante della quadriglia.
Logie o’ Buchan è un’altra country dance o air scozzese in tempo ternario con testo (una storia d’amore e lontananza) del poeta e songwriter George Halket (morto nel 1756).4
Proseguendo nella lettura del testo, poche pagine più avanti, ci imbattiamo ancora nella citazione di titoli di ballate e canzoni tradizionali o d’autore circolanti all’epoca:
Avevamo poi una coppia di padre e figlio, dei veri tutto-fare. Il figlio era colui che, in quelle terribili circostanze, aveva cantato La morte di Nelson. Di mestiere faceva il tagliatore di lamiere nelle navi; ma sapeva suonare l’organo, aveva diretto due cori, e aveva suonato il flauto e l’ottavino in un complesso di professionisti. Il suo repertorio di canzoni era, inoltre, inesauribile, ed egli spaziava imparzialmente tra i pezzi alla sua portata, da quelli migliori a quelli peggiori. E non faceva distinzione tra questi due estremi ma allegramente faceva seguire Tom Bowling a Around her splendid form.
Il primo brano citato è una ballata che ricorda la battaglia navale avvenuta al largo di Capo Trafalgar il 21 ottobre 1805, in cui l’ammiraglio britannico Horatio Nelson sconfisse la flotta franco-spagnola, ma trovò anche la morte colpito da un tiratore appollaiato sull’albero maestro di un vascello francese.5
Tom Bowling6 è invece un’altra sea song, composta da Charles Dibdin (1745-1814), figura di importante compositore (nel 1778 fu nominato resident composer al Covent Garden), drammaturgo, cantante e attore, in onore del fratello morto per mare.
L’ultimo titolo (il brano è conosciuto anche come The Marble Arch) fu pubblicato come broadside ballad nella seconda metà dell’Ottocento insieme ai versi di un secondo brano intitolato O’Donnell Aboo. Around her splendid form fu composto da Sam Bagnall (1836-1885), attore, cantante e autore di canzoni romantico/comiche. Il Marble Arch di cui si parla è l’arco trionfale che si trova a Londra nei pressi di Hide Park: nelle sue vicinanze l’autore incontra la bella fanciulla “with golden hair” con cui vive una breve avventura d’amore.7
Siamo all’ultima citazione dove Stevenson tratteggia la figura di un nuovo passeggero, un irlandese contraddistinto da “[…] due qualità: era naturale ed era felice.”
La sua fu la prima voce che si sentì cantare, e fu lui il primo che si mise a ballare. Non ci fu mai, da Loch Foyle a Sandy Hook, una iniziativa divertente che non lo vedesse protagonista.
Avreste dovuto vederlo, ai nostri concerti, quando si alzava in piedi per cantare – la sua figurina compatta che saltellava avanti e indietro, i piedi che strascicavano a passo di danza, gli occhi che chiedevano e invitavano alla partecipazione – e avreste assistito con gusto a quell’inchino, così adeguatamente calcolato tra il serio e lo scherzoso, con cui concludeva ogni sua canzone. Egli non era solo fra noi il grande beniamino, ma le sue canzoni attiravano anche i signori della prima classe, che spesso per ascoltarlo si affacciavano alle ringhiere del ponte di manovra. Queste attenzioni gli facevano piacere, ma non lo intimidivano affatto; e una volta, nel bel mezzo della sua famosa esibizione, Billy Keogh8, lo vidi roteare in una piroetta e audacemente strizzare l’occhio ad un vecchio signore là sopra. Fatto tanto più singolare, in quanto, nonostante tutta la sua vivacità, era un tipo molto educato e riservato anche con noi.
Una tale curiosità nei confronti della musica non sembri strana nell’autore de L’isola del tesoro o di Lo strano caso del dottor Jekill e del signor Hide. Stevenson era infatti molto interessato alla musica tradizionale della sua patria, la Scozia, ma anche di quelle della Germania, della Francia (la madre era di origine francese), delle isole del Pacifico (dove terminò la sua esistenza) e di quella europea in generale. Amava praticare la musica in prima persona: all’età di 36 anni aveva intrapreso lo studio del pianoforte e della composizione, due anni più tardi si era dedicato al penny whistle (il flauto dritto tradizionale delle isole britanniche) e del flageolet (sempre un flauto a becco, ma dotato di chiavi); componeva e arrangiava brani per suonarli poi con amici e familiari. Il suo catalogo di composizioni comprende più di centoventi pezzi tra cui canzoni, pezzi per pianoforte, duetti, trii e quartetti per vari strumenti.9
1Danza scozzese lenta in quattro tempi. Ebbe origine probabilmente attorno al 1700 nella valle (strath in scozzese) del fiume Sprey.
2Ulteriori informazioni si possono trovare in https://tunearch.org/wiki/Annotation:Merrily_Danced_the_Quaker
3https://www.flutetunes.com/tunes.php?id=2857
4https://tunearch.org/wiki/Annotation:Logie_of_Buchan_(1)
5https://thelongestsong.fandom.com/wiki/Nelson%27s_Death_and_Victory
6Per l’ascolto della canzone: https://www.youtube.com/watch?v=ltw03H9hyow
7https://www.traditionalmusic.co.uk/songster/06-the-marble-arch.htm
8Nessuna informazione ci è stato dato di trovare su questo brano.
9Qui un elenco delle composizioni del nostro autore: https://sites.google.com/a/music-of-robert-louis-stevenson.org/indexes/
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