Con 388 italiani a bordo, la nave «La Sofia», partita da Genova, arrivò il 21 febbraio 1874 al porto di Vitória, nello stato di Espírito Santo, in Brasile. Da questo episodio, la storia e la società brasiliana cambiarono profondamente, poiché attualmente, solo nello stato di San Paolo, ci sono tra i 15 e i 20 milioni di discendenti italiani, di cui circa 354 mila con la cittadinanza italiana.
L’influenza dell’Italia nello stato di San Paolo si nota in una moltitudine di ristoranti che rievocano la sua cucina e le sue tradizioni, nei circoli e centri culturali italiani, nelle feste, e soprattutto in alcuni quartieri come il Bixiga, il Brás e la Mooca.
Queste emigrazioni però, non sono solo un fenomeno del ‘passato’, secondo i dati raccolti nel «Projeto Nuovi Arrivati», realizzato dal Comitato degli Italiani all’Estero della Circoscrizione di San Paolo (Comites-SP), tra il 2000 e il 2015 sono arrivati circa 30 mila nuovi migranti italiani, in un fenomeno identificato come “la terza ondata dell’emigrazione storica italiana”.
Per chi è interessato a osservare la complessità di un contesto urbano e le differenti possibilità artistiche, gastronomiche e sociali che emergono dalle relazioni tra culture diverse, San Paolo è la destinazione perfetta. È una città viva, che non si ferma mai, dove non esiste separazione tra giorno e notte e con un’infinità di luoghi da esplorare. Semplicemente me ne sono innamorato.
Ogni anno, dal 2018, vado a San Paolo: una città che riesce sempre a sorprendermi con qualcosa di nuovo, grazie al suo straordinario melting pot interculturale. Ed è proprio nel calcio, tanto caro a italiani e brasiliani, che si riflette una di queste mescolanze italo-brasiliane: il Clube Atlético Juventus. Squadra fondato nel 1924 da Rodolfo Crespi, originario di Busto Arsizio, nel quartiere della Mooca, inizialmente chiamato Cotonifício Rodolfo Crespi F.C., come fusione di due squadre di calcio: l’Extra São Paulo F.C. e il Cavalheiro Crespi F.C.
Il nome della squadra divenne Juventus solo nel 1930, su suggerimento del suo maggiore benefattore, il Conte Rodolfo Crespi, che aveva proposto di usare il nome della sua squadra preferita in Italia. I colori della sua maglietta, granata e bianco, furono scelti per due motivi: il fatto che ormai tutti i colori fossero già presi da altre squadre e la somiglianza con i colori di un’altra squadra della stessa città della Juventus italiana, ovvero il Torino.
L’Estádio Conde Rodolfo Crespi, fu inaugurato nel 1941 nello stesso quartiere della squadra, e ancora oggi ospita le partite del Clube Atlético Juventus.
Un’altra curiosità è che durante le partite della squadra, Antônio Pereira Garcia, conosciuto anche come Antônio Cannoli, dal 1970 vende i suoi cannoli artigianali allo stadio; ne vende circa 600 a partita, tanto che anche questo è diventato un’attrazione per gli spettatori.
Da questi intrecci culturali, nascono e si ricreano non solo tradizioni differenti ma anche nuove. È proprio guardando avanti e camminando insieme che si costruiscono alleanze, per reinventare il presente, utilizzando simboli che ci fanno sentire a casa con una prospettiva più creativa del passato.
In Italia non ho mai mangiato cannoli durante una partita di calcio, non ho mai immaginato una maglia della Juventus con i colori del Torino, e posso dire che è proprio questa mescolanza di elementi che mi fa innamorare di San Paolo e delle persone diverse che hanno costruito — e continuano a costruire — questo meraviglioso matrimonio culturale italo-brasiliano.
UOL- Universo Online «Da rua javari aos famoso cannolis, as curiosidade do Juventus». Do UOL, em São Paulo, https://www.uol.com.br/esporte/futebol/ultimas-noticias/2025/04/17/da-rua-javari-aos-famosos-cannolis-as-curiosidades-do-juventus.htm (consultato il 20 aprile 2025).
Clube Atlético Juventus «Juventus: de um time fabril a uma pujança esportiva». Clube Atlético Juventus, https://www.juventus.com.br/clube/historia/ (consulato il 20 aprile 2025).
Il Clube Atlético Juventus e la ricostruzione dei simboli italiani di Alessandro Cabai e Marcela Costa
Con 388 italiani a bordo, la nave «La Sofia», partita da Genova, arrivò il 21 febbraio 1874 al porto di Vitória, nello stato di Espírito Santo, in Brasile. Da questo episodio, la storia e la società brasiliana cambiarono profondamente, poiché attualmente, solo nello stato di San Paolo, ci sono tra i 15 e i 20 milioni di discendenti italiani, di cui circa 354 mila con la cittadinanza italiana.
L’influenza dell’Italia nello stato di San Paolo si nota in una moltitudine di ristoranti che rievocano la sua cucina e le sue tradizioni, nei circoli e centri culturali italiani, nelle feste, e soprattutto in alcuni quartieri come il Bixiga, il Brás e la Mooca.
Queste emigrazioni però, non sono solo un fenomeno del ‘passato’, secondo i dati raccolti nel «Projeto Nuovi Arrivati», realizzato dal Comitato degli Italiani all’Estero della Circoscrizione di San Paolo (Comites-SP), tra il 2000 e il 2015 sono arrivati circa 30 mila nuovi migranti italiani, in un fenomeno identificato come “la terza ondata dell’emigrazione storica italiana”.
Per chi è interessato a osservare la complessità di un contesto urbano e le differenti possibilità artistiche, gastronomiche e sociali che emergono dalle relazioni tra culture diverse, San Paolo è la destinazione perfetta. È una città viva, che non si ferma mai, dove non esiste separazione tra giorno e notte e con un’infinità di luoghi da esplorare. Semplicemente me ne sono innamorato.
Ogni anno, dal 2018, vado a San Paolo: una città che riesce sempre a sorprendermi con qualcosa di nuovo, grazie al suo straordinario melting pot interculturale. Ed è proprio nel calcio, tanto caro a italiani e brasiliani, che si riflette una di queste mescolanze italo-brasiliane: il Clube Atlético Juventus. Squadra fondato nel 1924 da Rodolfo Crespi, originario di Busto Arsizio, nel quartiere della Mooca, inizialmente chiamato Cotonifício Rodolfo Crespi F.C., come fusione di due squadre di calcio: l’Extra São Paulo F.C. e il Cavalheiro Crespi F.C.
Il nome della squadra divenne Juventus solo nel 1930, su suggerimento del suo maggiore benefattore, il Conte Rodolfo Crespi, che aveva proposto di usare il nome della sua squadra preferita in Italia. I colori della sua maglietta, granata e bianco, furono scelti per due motivi: il fatto che ormai tutti i colori fossero già presi da altre squadre e la somiglianza con i colori di un’altra squadra della stessa città della Juventus italiana, ovvero il Torino.
L’Estádio Conde Rodolfo Crespi, fu inaugurato nel 1941 nello stesso quartiere della squadra, e ancora oggi ospita le partite del Clube Atlético Juventus.
Un’altra curiosità è che durante le partite della squadra, Antônio Pereira Garcia, conosciuto anche come Antônio Cannoli, dal 1970 vende i suoi cannoli artigianali allo stadio; ne vende circa 600 a partita, tanto che anche questo è diventato un’attrazione per gli spettatori.
Da questi intrecci culturali, nascono e si ricreano non solo tradizioni differenti ma anche nuove. È proprio guardando avanti e camminando insieme che si costruiscono alleanze, per reinventare il presente, utilizzando simboli che ci fanno sentire a casa con una prospettiva più creativa del passato.
In Italia non ho mai mangiato cannoli durante una partita di calcio, non ho mai immaginato una maglia della Juventus con i colori del Torino, e posso dire che è proprio questa mescolanza di elementi che mi fa innamorare di San Paolo e delle persone diverse che hanno costruito — e continuano a costruire — questo meraviglioso matrimonio culturale italo-brasiliano.
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